Un gesto umano, disperato, scolpito nella cenere. A Pompei, nella cosiddetta Casa di Elle e Frisso, gli archeologi hanno rinvenuto i resti di una famiglia che tentò invano di difendersi dalla furia del Vesuvio sbarrando la porta di una stanza con un letto. Una scena tragica, sospesa da duemila anni sotto le ceneri, che oggi riemerge con forza struggente e valore documentario straordinario.
La scoperta, resa nota dal Parco Archeologico di Pompei, è avvenuta nell’area di via del Vesuvio, in prossimità della celebre Casa di Leda e il Cigno. Gli scavi hanno riportato alla luce nuovi ambienti della dimora, già oggetto di interventi di restauro, e ne hanno definito meglio l’impianto originario: un atrio con impluvium, un raffinato triclinium, un cubiculum, e un ambiente coperto da tettoia con apertura centrale – possibile punto d’accesso per i lapilli che travolsero l’abitazione.
In uno di questi vani si è consumato l’estremo tentativo di salvezza: un letto posizionato di traverso per bloccare l’ingresso, dietro il quale giacevano i corpi di quattro individui. Tra loro, un bambino, identificato anche grazie al ritrovamento di una bulla in bronzo, amuleto protettivo riservato ai bambini maschi in età prepuberale. Le tecniche di calco in gesso hanno permesso di restituire l’impronta del letto originario, un documento emotivo oltre che archeologico.
Accanto al dramma, affiorano dettagli di vita quotidiana: anfore, forse contenenti garum, una salsa di pesce fermentato amatissima dai Romani; un servizio da tavola in bronzo, indizio del livello sociale della famiglia; e segnali evidenti di ristrutturazioni in corso all’epoca dell’eruzione. Segni che la casa fosse ancora abitata, forse in attesa di tempi migliori, forse nella speranza che l’incubo vulcanico svanisse.
Ma il Vesuvio non perdonò. Dopo la pioggia di lapilli, la nube piroclastica travolse tutto con una forza letale, annientando vita e città in un istante. Pompei divenne così una città sigillata, capsula del tempo e cimitero muto, che ancora oggi restituisce volti, storie, emozioni.
La Casa di Elle e Frisso, con il suo nome evocativo e mitologico, si carica ora di una nuova drammaticità. È lo specchio di una tragedia che parla ancora al presente: la paura, il tentativo di protezione, l’attaccamento agli oggetti, la speranza in un rifugio che si rivelò illusorio. Pompei continua a insegnarci che il passato è vivo, e ci guarda.







Fonte: stilearte.it