Un caso che ha sollevato polveroni in tutta Italia e che evidenzia il conflitto tra la passione per la numismatica, il metal detecting e la tutela del patrimonio culturale. In Abruzzo, un tiktoker 54enne di Chieti è stato rinviato a giudizio con l’accusa di furto di beni culturali. L’uomo, noto sui social per i suoi video in cui mostrava monete antiche e reperti archeologici recuperati con l’ausilio di un metal detector, dovrà rispondere delle sue azioni in tribunale.
Secondo le indagini, i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale hanno trovato nella sua abitazione numerosi reperti, tra cui monete e frammenti storici, oltre a strumenti utilizzati per pulirli. La vicenda richiama l’attenzione su una questione legale rilevante: secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio, qualsiasi oggetto di valore storico o archeologico rinvenuto nel sottosuolo deve essere riconsegnato entro 24 ore agli enti preposti, senza poter essere conservato o, tanto meno, rivenduto nel mercato nero. Il reato di furto di beni culturali è punito severamente.
Nel caso specifico, la ricerca di questi reperti è vietata per i privati che non sono autorizzati. Il Codice dei beni culturali stabilisce che solo il MiBACT (Ministero per i beni e le attività culturali) e chi ha ricevuto specifica concessione possono effettuare ricerche archeologiche. L’uso di metal detector, se non autorizzato, è quindi illegale, e i reperti trovati in questo modo diventano di proprietà dello Stato.
Il processo contro il tiktoker, che avrà la sua prima udienza il prossimo 16 giugno, solleva interrogativi su un fenomeno che si sta diffondendo in maniera sempre più evidente. Questo caso è solo l’ultimo di una serie di incidenti legati alla pratica di ricerca hobbistica dei reperti storici. La passione di molti per la scoperta di monete, lucerne e altri oggetti del passato rischia di trasformarsi in una violazione delle leggi statali che tutelano il patrimonio culturale.
Anche se l’imputato si difende parlando di passione e di oggetti acquistati tramite aste online per collezionisti, il fatto che il suo nome non fosse mai stato registrato presso la Soprintendenza fa pensare a un altro tipo di interesse. In effetti, le indagini hanno messo in luce anche un altro caso nella provincia di Pescara, dove un anziano ha custodito oltre 900 reperti archeologici, tra cui monete romane e frammenti ellenistici.
TikTok è diventato un palcoscenico per molti di questi cercatori di tesori, che, in sottofondo a musiche epiche e ritmi incalzanti, mostrano i loro ritrovamenti, spesso vantandosi di scoperte sorprendenti come monete imperiali romane o esemplari rari. Il messaggio che passa attraverso questi video è chiaro: “chi cerca trova”, ma non sempre la legge è dalla loro parte.
Il caso solleva una riflessione sul conflitto tra la passione individuale e la tutela del patrimonio culturale. La legge italiana, con il suo rigido Codice dei beni culturali, mira a proteggere il patrimonio storico e archeologico del nostro Paese, un bene che appartiene alla collettività e non a singoli individui.
Sebbene l’entusiasmo per la numismatica o la ricerca di reperti storici sia comprensibile, è fondamentale che gli appassionati rispettino le normative, così come le leggi italiane sul metal detector, contribuendo alla conservazione del patrimonio nazionale piuttosto che comprometterlo.
La tecnologia, come i metal detector, può essere uno strumento utile se utilizzato correttamente, ma la linea sottile tra passione e illegalità è più vicina di quanto sembri.
In copertina immagine d’archivio
Attenzione: Si raccomanda di verificare e attenersi scrupolosamente alle leggi e normative locali relative alla protezione del patrimonio culturale e archeologico nel proprio paese.
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it