Un venerdì di scavi destinato a rimanere nella memoria. Nel sito archeologico di Vindolanda, celebre forte romano ai confini della Britannia, è emerso dal terreno un piccolo oggetto che racconta storie antiche di superstizioni, protezione e vita militare: un ciondolo in pietra nera, inequivocabilmente modellato nella forma di un simbolo maschile.

Il ritrovamento è avvenuto nell’area nord-orientale del forte, una zona che ospitava alloggiamenti militari e strutture di servizio, dove i soldati romani trascorrevano il tempo tra preparativi di guerra e vita quotidiana. Il monile, dotato di fori per essere appeso al collo, sarebbe stato perso – forse durante un momento di vestizione o svestizione – da un giovane ausiliario o legionario.

Un simbolo potente contro il male

Secondo gli archeologi, il ciondolo rappresenta un fascinum, un’antichissima figura apotropaica romana. Il fascinum veniva ritenuto capace di allontanare il malocchio e garantire forza, prosperità e protezione. Non era raro trovarne raffigurazioni sui muri delle città, sulle armi, sui carri, e persino sui cancelli di edifici pubblici.

A Vindolanda, il fascinum ha lasciato numerose tracce: incisioni su pietre miliari, graffiti su latrine, bassorilievi sulle pareti interne degli edifici. In alcuni casi, serviva addirittura come “freccia stradale”, indicazione ironica e scaramantica verso aree sensibili come i bagni.

Pietra scura del pendente trovato a Vindolanda

La pietra scura del pendente, scelta non a caso, rafforzava la funzione protettiva, assorbendo simbolicamente le influenze negative. Indossato probabilmente da una giovane recluta, il talismano richiama anche la tradizione della bulla, l’amuleto protettivo che i bambini romani indossavano fino all’età adulta.

Nel contesto militare, questi simboli assumevano un valore ancora più profondo: in un ambiente esposto a pericoli fisici e soprannaturali, la presenza costante di talismani era una necessità psicologica e culturale.

Una cultura della protezione diffusa

Gli esperti sottolineano come il fascinum a Vindolanda non fosse solo un oggetto privato: in molti casi si trattava di segni pubblici, incisi nei punti strategici del forte per proteggere gli accessi e affermare la presenza e la superiorità di Roma sui popoli barbari.

Il simbolo fallico, a volte rappresentato con ironia, altre con serietà rituale, era quindi parte integrante di un complesso sistema di credenze e di pratiche quotidiane, dove religione, magia e vita militare si intrecciavano in un tessuto culturale straordinariamente vivo.

mappa vindolanda dove è stata trovata

Il ritrovamento di questo piccolo ma significativo oggetto arricchisce ulteriormente il mosaico di conoscenze su Vindolanda e sulla vita dei soldati dell’Impero Romano. Un minuscolo ciondolo, che ancora oggi parla di paure, speranze e riti di protezione antichi di duemila anni.